Buon “Topsy-Turvy” Compleanno Mike Leigh!

In occasione del 78° compleanno di Mike Leigh, nostro graditissimo Membro Onorario, abbiamo il privilegio di un articolo scritto per Red Shoes da Nicola Falcinella, stimato critico e giornalista cinematografico. La sua scelta è caduta sulla rivisitazione di Topsy-Turvy, un film mai abbastanza celebrato.

 

Il regno di “Sotto-sopra” era l’universo creato dalle operette scritte da William Gilbert e musicate da Arthur Sullivan nel pieno della Londra vittoriana. Opere buffe che ribaltavano le convenzioni e in questo modo facevano satira sulla società di allora. È il mondo che Mike Leigh esplora nel 1999 in Topsy-Turvy”, suo settimo lungometraggio e primo d’ambientazione d’epoca. Un cambiamento significativo per un regista fino ad allora dedito al realismo sociale.

Per questa ragione, che al momento spiazzò parecchi, il film è stato preso un po’ sottogamba, nonostante alcuni riconoscimenti importanti: la Coppa Volpi di miglior interprete maschile alla Mostra di Venezia a Jim Broadbent e gli Oscar per costumi e trucco (più le nomination per scenografia e sceneggiatura originale). Leigh, come avrebbe confermato con i successivi Turner e Peterloo, riesce anche nelle ricostruzioni del passato a evidenziare alcuni elementi della sua poetica, come la costruzione precisa dei personaggi, l’umanità dentro le convenzioni sociali o l’alternarsi di comico e disperazione.

Topsy-Turvy racconta la collaborazione tra i due artisti tra il 1884 e il 1885, dopo l’allestimento de “La principessa Ida” fino a “The Mikado”, il loro maggiore successo, scritto dopo un periodo tormentato che vede anche dissidi tra Sullivan e Gilbert. Il primo non vuole più scrivere per il Savoy Theatre, il luogo dove andavano in scena le loro opere, ma dedicarsi a comporre una sinfonia, non soddisfatto delle nuove storie che il secondo gli sottopone. La svolta avviene quando Lucy, moglie di Gilbert, lo convince a visitare un’esposizione giapponese e uno spettacolo di teatro kabuki che, insieme alla provvidenziale caduta di una spada appesa al muro, daranno allo scrittore lo spunto per un nuovo libretto.

Leigh confeziona un film eccentrico, quasi un musical, che si distingue dalle pellicole storiche più standard, raccontando l’epoca vittoriana nella chiave satirica dei due, con una critica delle apparenze e degli status symbol del tempo. Il regista si pone altre domande: cos’è il successo? Quanto è appagante il successo? Cosa cerca un artista nel suo processo creativo? Come si lavora in coppia e si conciliano visioni e punti di vista differenti? Il risultato è un sontuoso atto d’amore per il teatro, con la regia che tende a nascondersi tra le scene e i costumi e dirige come un’orchestra l’ottimo cast che comprende, oltre a Broadbent, anche Allan Corduner, Timothy Spall, Leslie Manville e altri fedelissimi di Leigh.

Nicola Falcinella